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Datos del documento

Original, título
La città terrena
Original, fechas
1ª edición: 1906 (Roma; Torino: Casa editrice nazionale Roux e Viarengo).
Lugar de publicación
Barcelona
Editor/Impresor
Heinrich y Cía. (editor)
Fechas
1910 [edición]
Edicion
1ª ed.?
ISBD
La ciudad terrenal / Giuseppe Cimbali. — Barcelona : Imprenta de Heinrich y Cía., 1910. — 293 p. ; 20 cm
Fuente
Rebiun
Verificada
Ejemplares
  • BC
  • BUB

Traductor

Autor

Cimbali, Giuseppe 1858 - 1924

Observaciones:

giurista, filosofo, è stato un poliedrico scrittore. Fu il secondo di quattro fratelli che raggiunsero alti livelli culturali in campi diversi: il primo Enrico, il terzo Francesco e l'ultimo Eduardo. Iniziò gli studi a Bronte nel Collegio Capizzi per proseguirli dal 1873 al '76 al Liceo Spedalieri di Catania e quindi alla Regia Università di Napoli, iscrivendosi in Legge. Si laureò nel 1880 a Roma, che scelse come Patria adottiva e dove visse per oltre 40 anni. A Roma nel 1881 iniziò la vasta produzione letteraria col libro Confessioni di un disilluso (Bocca editore, 1882), seguito da Giorni solitari (Tipografia Paolini, 1884), La mia stanza al Ministero (Tipografia Centenari, 1886, edizione di soli 150 esemplari con copertina illustrata), Terra di fuoco, leggende siciliane (Euseo Molino editore, 1887), Dormiveglia (1889), Alba (1890), Venere Capitolina (1890), L'agonia del secolo (1899), Città Terrena (Società editrice nazionale, 1906), L'anti-Cristo (1912), etc.. Pubblicò soprattutto molti saggi di filosofia morale e giuridica. Ricordiamo La volontà umana in rapporto all'organismo naturale, sociale e giuridico (seconda edizione, F.lli Bocca, Torino, 1898), Il diritto del più forte (1898, terza edizione nel 1902), La morale e il diritto (1898), Saggi di filosofia sociale e giuridica (1903), Ragione e Libertà (1912), Concetto moderno del diritto naturale, Rivoluzioni politiche e rivoluzioni sociali, Il compito della Filosofia del Diritto nell'organizzazione de' rapporti internazionali, etc.. Alcuni libri furono tradotti e pubblicati anche all'estero. Insegnò Filosofia del diritto alla Regia università "La Sapienza" di Roma. Fu anche un alto funzionario del Ministero dei Lavori Pubblici, dando prova delle sue capacità amministrative con un saggio critico (Tecnicismo ed amministrazione, del 1902) e propugnando l'istituzione di un Ministero che si occupasse delle Ferrovie o dei Trasporti (Per l'istituzione del Ministero delle Ferrovie o dei trasporti, Torino Unione Tipografica Editrice, 1912). Giuseppe Cimbali fu un tenace assertore e seguace della dottrina rivoluzionaria di Nicola Spedalieri, tenendo corsi universitari sul filosofo e soprattutto ne rivalutò l'Opera Da bambino, ricordava con gioia quando suo padre Antonino di buon mattino era partito per Catania perché facente parte della Commissione chiamata a rappresentare, nella solennità dei festeggiamenti, la Patria dell'Uomo che veniva cosi altamente onorato (inaugurazione del Liceo "N. Spedalieri" anno 1865). Rammentava ancora le parole del padre il quale gli diceva: "Lo Spedalieri fu partigiano della democrazia e propugnatore dei diritti del popolo. Fu a questa scuola che io mi formai fin dalla mia lontana giovinezza ai principi della difesa dei deboli". Gli sovveniva alla mente il culto per lo Spedalieri allora vivo all'Università di Napoli, il cui pensiero era condiviso dal Bovio, dal Miraglia e dal Lilla. Il Pepere, alla fine del suo corso di Storia del Diritto, consacrava ogni anno una lezione al grande filosofo intitolata "La dichiarazione de' diritti dell'uomo e Spedalieri". Cosi era nata in Giuseppe Cimbali l'idea di far apporre una lapide, a Bronte, nella casa dove lo Spedalieri era nato (1740). Con pubblica sottoscrizione la lapide venne eseguita e domenica 13 ottobre 1878 inaugurata. Naturalmente era stato scelto lui a tesserne l'elogio commemorativo. Tutto questo lo giudicava incompleto, riduttivo. Bisognava risalire all'Opera, che, al suo primo apparire (Assisi 1791), era stata messa all'indice in tutti gli Stati e con gli anni se ne era persa anche la memoria. Lo scrittore cercò il prezioso volume a Napoli, a Roma, inutilmente. Da topo di biblioteca (era questo uno dei due pseudonimi da lui usati, l'altro era Monte Barca), consultò biblioteche, archivi pubblici e privati, diari, carte ingiallite che parlassero dello Spedalieri, invano. Dopo anni di ricerche trovò il prezioso volume "Dei diritti dell'uomo" a Recanati, in casa del Leopardi (il libro, fra l'altro, recava scritta questa frase del poeta: "questo libro parla molto bene; ma disgraziatamente per gli uomini tutti, o non s'intende affatto, o s'intende molto male"). Il Cimbali approfondì gli studi sul filosofo e pubblicò dieci anni dopo "Nicola Spedalieri pubblicista del secolo XVIII" (in due volumi, Città di Castello, 1886) e "L'Antispedalieri, ossia despoti e clericali contro la dottrina rivoluzionaria di N. Spedalieri", (Torino, Unione Tipografica Editrice,1909) e, con lo pseudonimo di Topo di biblioteca, "Attorno a Spedalieri, i vituperi di un secolo" (Roma, 1899). Oltre alla cospicua produzione letteraria che va dalle novelle ai romanzi, ai saggi di filosofia sociale e giuridica, Giuseppe Cimbali diresse anche due riviste trimestrali: "Lo Spedalieri" (1891-92) e, in piena guerra mondiale, "I diritti dei popoli" (1917-19). Propose anche di immortalare lo Spedalieri con un monumento a Roma e con l'aiuto del Re, del governo, di molti scrittori, filosofi giuristi e uomini politici e di numerosi comuni siciliani riuscì a realizzarlo nel 1903. Le spoglie mortali di Giuseppe Cimbali furono trasferite a Bronte e tumulate nel cimitero. A rendergli onore una folla di studenti, operai, e amici e i gonfaloni di molti comuni della Provincia (da Catania a Linguaglossa).