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Datos del documento

Original, título
Il marito fiducioso
Original, fechas
1ª edición: 1914 (La lettura: Rivista mensile del Corriere della Sera, a. 14, gennaio, 1, fasc. 1).
Edicion
1º ms.?
ISBD
!Un marido modelo! / comedia en un acto de Roberto Bracco ; traducción de Carlos Costa
Verificada
Observaciones

Se conserva manuscrita en el Fondo del traductor, en la Biblioteca Fages de Climent (Figueres) (2015): Secció local: Fons Carles Costa Pujol (Figueres, 1865-1926). Cfr https://www.bibliotecadefigueres.cat/Public/BancArxius/FonsCarlesCosta_Presentacioiinventari.pdf

Traductor

Costa i Pujol, Carles 1865 - 1926

Periodista y escritor nacido en Figueras (Gerona). Redactor del diario barcelonés “La Publicidad”. Junto con Josep M. Jordà tradujo numerosas obras teatrales al castellano y al catalán, entre otros muchos autores de: Ibsen (El enemigo del pueblo, Hedda Gabler), Bataille, Mirbeau, Stringberg, Hauptmann y Wilhelm Meyer-Förster. Es también autor de dos dramas en catalán: Cimals (1908), La força (1919). Parte de su obra se conserva inédita en la Biblioteca Popular de su ciudad natal.

Autor

Bracco, Roberto 1862 - 1943

Observaciones:

Roberto Bracco nacque a Napoli il 10 novembre del 1861, l'italia unita nasceva in quell'anno. Bracco entrò giovanisimo nel giornalismo, anche se fu dapprima impiegato in una ditta di spedizioni. Il Nostro iniziò con lo scrivere piccole novelle, articoli, cronache e poesie in dialetto napoletano. Prima di essere assunto, nel 1884, come critico drammatico e musicale al Corriere di Napoli, era stato collaboratore del Corriere del mattino, Capitan Fracassa, Napoli ed al Piccolo. Scrisse libretti musicali e d opere teatrali come: Una donna, Maschere, Infedele, Il trionfo e Don Pietro Caruso. In breve tempo, Roberto Bracco divenne il più apprezzato commediografo italiano, sia in Italia che all'estero; le sue opere furono rappresentate da Eleonora Duse e dalle sorelle Gramatica, purtroppo il suo regno fu offuscato, se non del tutto affossato, dall'avvento di Luigi Pirandello. La sua voce fu offuscata solo dal regime fascista in quanto, Roberto Bracco, era stato eletto nelle fila democristiane di Amendola nel 1923. Divenuto deputato dell'opposizione, fu dichiarato decaduto dalla carica nello stesso anno ed i suoi lavori furono eliminati da ogni cartellone. In quanto oppositore del regime fascista quando morì, il 20 aprile del 1943, il fascismo fece scivolare la notizia nell'oblio. Tra la copiosa e bella produzione, ci piace ricordare le stupende poesie raccolte in Vecchi versetti, Uocchie cunzacrate e Nuttat''e neve, scritte in dialetto napoletano e poi i lavori teatrali come: Non fare a altri..., Le disilluse, La fine dell'amore, Fiori d'arancio, Maternità e Il Piccolo santo, tuttora rappresentato sia in Italia che all'estero. Come autore di canzoni ha firmato: Nun t''o ffa fa, 'O scrivano, Canzone all'antica e L'ammore 'e napule Nel 1892, entra nel vivo del teatro naturalista italiano con il dramma Una donna interpretato dall'attrice Tina Di Lorenzo; l'anno dopo ha luogo l'incontro con Ermete Zacconi, decisivo per la sua carriera. Da questo momento, infatti, scrive una serie di drammi sociali; il primo è Maschere del 1894.L'esordio in teatro è davvero strepitoso ed esprime il desiderio dell'autore di superare i regionalismi e il napoletanismo piedigrottesco: egli, infatti, tende all'affermazione di una cultura Nazionale. I suoi interessi non si limitano solo al giornalismo e al teatro, ma si estendono anche alla critica, teatrale, letteraria, musicale, cinematografica; e al cinema muto, per il quale, dal 1912 al 1923, autorizza e cura in prima persona la trasposizione di alcune sue opere: un titolo per tutti è Sperduti nel buio del 1914, realizzato in collaborazione con Martoglio. Ma non è finita, perché Bracco è anche autore di canzoni, ricordiamo ad esempio Africanella, del 1892, novelle, poesie e scritti sullo Spiritismo. Nella sua Storia del teatro napoletano Vittorio Viviani scrive di lui: «Non era un colto, Roberto Bracco, ma era un signore; e s'era fabbricato un suo modo di scrivere ch'era sempre un naturale conversare, un dire quanto più possibile cose precise». Molte delle informazioni pervenuteci su Bracco si devono, a quella incessante persecuzione che il regime fascista esercitò sulla sua persona e sulla sua vita fino al 1943, l'anno della sua morte: per circa vent'anni, infatti, egli fu relegato ad una sorta di confino dovuto al suo dichiarato antifascismo e alla sua omosessualità. Uno stretto controllo fu riservato anche a coloro che lo circondavano e fu per questo motivo che molti lo abbandonarono e, probabilmente, lo tradirono. Gli fu sempre vicina la moglie, Aurelia del Vecchio, incontrata nel 1924 e, sposata nel 1939. Ella, infatti, lo sostenne in tutte le sue scelte politiche ed intellettuali, esponendosi spesso in prima persona. Non era certo semplice essere la compagna di Bracco. Fino alla fine, fu escluso dalla vita politica e sociale, fu minacciato nella sua incolumità con aggressioni in pubblico e sfide a duello, secondo un’usanza del secolo precedente. Grazie al suo carattere impetuoso e guascone, affrontò ognuna di queste sfide con grande coraggio: intorno al 1883 egli sostenne il suo più grave duello alla sciabola, combattendo contro Francesco Lionelli, che gli spaccò con un colpo deciso, il braccio destro. Fortunatamente, l'assistente di quest'ultimo, Agostino Casini, lo soccorse, evitandogli una probabile amputazione del braccio. Nonostante tutto, non smise mai di combattere e di difendere le sue idee. Verso gli ultimi anni della sua vita, si dedicò alla sua Opera omnia, pubblicata in 25 volumi, alla quale lavorò assiduamente dal 1935 al 1942. Il 20 aprile dell'anno successivo, si spegne a Villa Manning, in Sorrento, assistito amorevolmente dalla moglie. È sepolto a Napoli, la città che gli aveva dato i natali, alla quale era legato da un grande amore. Parlare di Roberto Bracco cosi sinteticamente e come non aver detto niente, perciò di ritorneremo lunedì prossimo e ancora e ancora fino a quando vi avrò parlato del Suo Teatro, della Poesia, della Canzone e del giornalismo, in cui la cronaca rosa diventa «Corruzione al Palazzo di Giustizia». LA POESIA DEL GIORNO SULLA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA Sulla bilancia della giustizia ho messo i nostri corpi di amanti poveri che hanno tanta luce da donare. Il piatto pendeva dalla parte opposta. E questa è giustizia? Dall'altra parte bidoni ricolmi d'immondizie e di cadaveri mascherati da uomini. La luna non ha sputato nemmeno un piccolo raggio. E questa è giustizia? Quanta miseria c'è al palazzo della giustizia! Ecco perché non mi lamento tu e io siamo i più ricchi del mondo. Dalla bilancia della giustizia ho tolto i nostri corpi di amanti poveri e vi ho messo la casa che hai sognato la casa che ogni giorno sogno. Il piatto pendeva dalla parte opposta, dove bidoni ricolmi di sterco erano mascherati da uomini, case vuote abitate nemmeno da spettri. Uomini avvolti in una coperta di fango nascondono la loro volontà. Noi sfiancati ma non domi, grattiamo il fango con le unghie e intoniamo la canzone fatta di parole d'amore. Reno Bromuro (da Musica bruciata)