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Datos del documento

Original, título
De contemptu mundi
Original, fechas
Redacción: 1194-1195. 1ª edición: De contemptu mundi, sive De miseria conditionis humanae. [Norimbergae]: Fridericus Creussner (1477) .
Fechas
1400 ca. [copia]; 1380-1390 ca. [traducción]
Edicion
1º ms. impreso con posterioridad
Verificada
Descripción del contenido
  • Portada: «Opúsculos varios». «Libro de miseria de omne».
  • Texto: (7v-79r): inc. «Señor Dios, padre del çielo, a ti lo quiero dezir: | del vientre de la mi madre ¿por qué me dexest salir?», expl. «...si tiene cosas agenas todas las deve tornar, | si quisiere con Jesucristo e sus santos regnar».
  • Portada (parte): «Libro de miseria de omne».
  • Texto (parte): (7v-79r): inc. «Señor Dios, padre del çielo, a ti lo quiero dezir: | del vientre de la mi madre ¿por qué me dexest salir?», expl. «...si tiene cosas agenas todas las deve tornar, | si quisiere con Jesucristo e sus santos regnar».
Ejemplares
  • BMP, R I-10-28
Observaciones

“De miseria omne” es una de las últimas obras del mester de clerecía, fue compuesta en un período de transición. Miguel Artigas fecha la copia en los últimos años del siglo XIV, pero el lenguaje parece anterior ( R.Menéndez Pidal). Un rasgo insólito de este tratado se refiere a la versificación: en lugar de los alejandrinos usuales en cuaderna vía se sirve el poeta constantemente de versos de dieciséis sílabas partidos en dos hemistiquios. Esto sugiere la influencia del sistema de versificación de los romances, en que los versos constan de dos hemistiquios de ocho sílabas. La vileza del origen del hombre, sus debilidades, sus achaques, la muerte, se suceden con monotonía a la vez castiza y grosera. Su fuente directa es el "De contemptu mundi del papa Inocencio III" pero el anónimo autor se sirvió también de diversas composiciones sacras y profanas como el "Flos Sanctorum" y "La gran conquista de Ultramar" (P. Tesauro, p11)

Traductor

Anónimo -

Otras traducciones

Autor

Lotario de’ Conti 1160-1161 - 1216

Variantes: Innocenzo III; Papa
Observaciones:

Lotario della famiglia dei conti di Segni nacque a Gavignano nel 1160. Colto ed austero, Lotario studiò teologia a Parigi, alla prestigiosa scuola del monastero di S. Vittore, poi a Bologna si specializzò in diritto canonico sotto la guida di Uguccione da Pisa. Nel 1189 venne nominato cardinale da Clemente III, poi, alla morte di Celestino III, salì al soglio pontificio con il nome di Innocenzo III, a soli 38 anni, l'8 gennaio 1198. In lui il sapere giuridico si fuse presto con la meditazione ascetica ed una profonda esigenza di purificazione. Queste premesse diedero origine al trattato "De miseria umanae conditionis", più noto con il nome "De contemptu mundi" (il disprezzo del mondo). Convinto assertore della teocrazia, cioè della supremazia del potere spirituale su ogni altra forma di potere, Innocenzo III, valutava attentamente tutti i riflessi politici del suo essere il rappresentante di Cristo sulla terra. Al papa, dunque, spettavano entrambi i poteri, spirituale e temporale, con la facoltà di delegare il potere temporale all'imperatore, semplice braccio secolare della Chiesa. A causa della morte dell'imperatore Enrico VI, si trovò subito a dover prendere posizione fra i tre contendenti alla successione: Ottone di Brunswick, Filippo di Svevia e Federico II di Svevia, ancora bambino. Morto Filippo di Svevia nel 1208, Innocenzo incoronò imperatore Ottone, ma già l'anno successivo lo scomunicò a causa delle pretese avanzate sul regno di Sicilia di cui era legittimo erede Federico II, che la madre, Costanza d'Altavilla, aveva saggiamente posto sotto la tutela papale già dal 1198. Sconfitto nel 1214 a Bouvines, Ottone scomparve dalla scena politica e Federico II rimase l'unico pretendente legittimo al titolo imperiale. Papa Innocenzo si impegnò attivamente anche nel consolidare i confini dello Stato della Chiesa ed il potere effettivo del papato, ottenendo il riconoscimento di molti regni come feudi della Chiesa. La sua attenzione si volse anche alle crociate di cui, tuttavia, perse ben presto il controllo: la IV crociata, infatti, si risolse nella conquista di Costantinopoli a prezzo di violenze tali che costarono la scomunica ai Veneziani, mentre la crociata contro gli Albigesi, il ramo provenzale dell'eresia catara, terminò in un inutile massacro nel 1229 ad opera di Simone di Montfort. Progetto di tutto il pontificato di Innocenzo III fu la riforma morale e disciplinare del clero corrotto e secolarizzato. Il papa diede, infatti, avvio, alla riforma della struttura diocesana della Chiesa e sostenne lo sviluppo degli Ordini francescano e domenicano. Durante un viaggio a Roma S. Francesco gli sottopose la regola che intendeva applicare alla sua nascente comunità monastica. Narrano le cronache francescane che tutti i dubbi di Innocenzo III furono fugati da un sogno in cui il papa vide la chiesa di S. Giovanni in Laterano pericolante sostenuta solo dal santo. Questo episodio è rappresentato nel ciclo di affreschi giotteschi della Basilica superiore di Assisi. L'approvazione della regola francescana da parte di Innocenzo III, tuttavia, fu solo il "primo sigillo" poichè fu pronunciata solo oralmente, senza che a questa seguisse una ufficiale bolla papale. L'approvazione ufficiale (la "seconda corona") venne soltanto nel 1223 ad opera del successore di Innocenzo III. Il 16 luglio 1216, a Perugia Innocenzo III morì di malaria.

Bibliografía

Ediciones modernas

  • Connolly, Jane E., Translation and Poetization in the “Quaderna Vía” Study and Edition of the “Libro de miseria d’omne”, Madison, Hispanic Seminary of Medieval Studies, 1987.
  • Artigas, Miguel, “Libro de miseria de omne”, Boletín de la Biblioteca Menéndez Pelayo, I-II (1919-1920), págs. vol. I, pp: 31-37, 87-95, 153-161, 210-216, 328-338; vol. II, pp. 41-48, 91-98, 154-163, 233-254.
  • Tesauro, Pompilio, Libro de miseria de omne, Pisa, Giardini, 1983.

Estudios sobre la traducción

  • Alonso, Dámaso, “Pobres y ricos en los libros de Buen Amor y de Miseria de Omne”, en: De los siglos oscuros al del Oro. Madrid: Gredos 1958, págs. 105-113 (Biblioteca románica hispánica. II, Estudios y ensayos; 37).
  • Menéndez Pidal, Ramón, Crestomatía del español medieval, II, Madrid, Universidad de Madrid, 1966.
  • Tesauro, Pompilio, “Aragonesismo y leonismo en el "Libro de miseria de omne"”, Studi di Letteratura e di Linguistica, 2 (1983), págs. 225-34.
  • Ciérvide, Ricardo, “Notas en torno al Libro de miseria de omne. Lo demoníaco e infernal en el códice”, Estudios de Deusto, XXII (1974), págs. 81-96.